lunedì 30 marzo 2020

ERAVAMO TROPPI


CALIAMO

*TIMSpot*
Coronavirus
Bollettino del 29 marzo 2010

i decessi in Italia sono 10.779 
oggi 756

E l'opinione di chi vive ed opera nei vari territori maggiormente colpiti da questa pandemia è che i numeri ufficiali siano molto minori di quelli reali.

CRESCITA ECCESSIVA
Ci siamo accorti che stavamo crescendo troppo, stiamo addirittura cercando un Pianeta gemello della Terra in cui trasferire parte della popolazione. Il COVID 19 ci sta facendo decrescere, speriamo che non esageri troppo. 
Personalmente un po' di paura ce l'ho.


“Soltanto la poesia, l’ho imparato terribilmente, lo so, la poesia sola può recuperare l’uomo, persino quando ogni occhio s’accorge, per l’accumularsi delle disgrazie, che la natura domina la ragione e che l’uomo è molto meno regolato dalla propria opera che non sia alla mercè dell’Elemento”.
Giuseppe Ungaretti

sabato 28 marzo 2020

NON C'ENTRA

VA BENE, NON C'ENTRA
NON C'ENTRA DI SICURO?
SICURO SICURO?


Dopo la ri-Pubblicazione di questo servizio di  Rai3 Tgr Leonardo del 16/11/2015 si sono susseguite parecchie precisazioni da parte di Tecnici, Medici e Scienziati e tutte per ribadire che gli esperimenti effettuati dai Ricercatori cinesi, di cui si parla, non c'entra assolutamente nulla con l'attuale PANDEMIA, che sta mietendo vittime e che ci costringe a rimanere chiusi in casa con la speranza di fermare i contagi. Senza considerare il fatto che tutte queste "chiarificazioni" sono parse quasi eccessive, è comunque chiaro che nei Laboratori cinesi, e non solo, vengono svolte ricerche ed esperimenti pericolosi, probabilmente utili per cercare di scoprire nuovi farmaci, ma che, se non condotti più che correttamente, rischiano di creare danni incalcolabili all'Umanità. La Ricerca è giusta, ci mancherebbe, però si spera che i Ricercatori adoperino sempre il buon senso, il giudizio e la coscienza di cui il buon Dio li ha dotati per non dover mai leggere simili Epitaffi:

Stavo bene e per star meglio qui giaccio

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lunedì 23 marzo 2020

TRISTEZZA E RABBIA

RABBIA E DOLORE

Servizio Sanitario sotto stress
In questi giorni di ritiro forzato in casa (per me che non sono costretto a recarmi al lavoro), di notizie che, purtroppo, non sono mai abbastanza belle, di numeri che, ogni giorno di più, spaventano, con il timore di essere stato prescelto come vittima da questo virus maledetto, è inevitabile che i sentimenti si accavallino, si sovrappongano e, qualche volta contraddicendosi, invadano l'anima. Tristezza e dolore, prima di tutto, con i numeri (ogni numero è una PERSONA) che drammaticamente aumentano, poi gratitudine per tutti quelli (PERSONE) che si impegnano fino allo stremo per evitare che la situazione peggiori ulteriormente. C'è un sentimento, però, che torna ad affacciarsi sempre più spesso nei miei pensieri, che sempre di più accompagna la TRISTEZZA ed il DOLORE che provo e rende ancora più pesante il mio sentirmi impotente e quasi rassegnato al cospetto di questa tragedia. La RABBIA è il sentimento che serpeggia fra gli altri sentimenti e a volte, addirittura, li sovrasta. Rabbia per le decisioni che, forse, sono state assunte in ritardo ed in modo troppo blando, rabbia per il comportamento di quei cittadini che, anche grazie all'eccessivo ottimismo ostentato dai vari commentatori iniziali, non si sono adeguati alle regole tardivamente date. 
L'Italia infetta
RABBIA soprattutto per i LADRI, per tutti quelli che, in un modo o nell'altro, hanno rubato. Per quei politici a amministratori che hanno rubato o sperperato denaro pubblico, per quelli che hanno rubato la fiducia dei cittadini, con promesse mai mantenute; per quegli imprenditori che hanno pensato esclusivamente al proprio profitto, hanno lucrato sulla salute dei lavoratori e hanno cercato in ogni maniera di guadagnare anche a scapito dell'Ambiente; per chi, in un modo o nell'altro, non ha pagato le tasse, rubando risorse alla collettività; Per chi ha favorito gli amici e gli amici degli amici, a scapito degli onesti perivi di alcun appoggio; per quelli che hanno pagato e/o riscosso tangenti intascando, così, soldi non dovuti. RABBIA per questo enorme capitale perduto che probabilmente, in presenza di politici e amministratori corretti e lungimiranti, avrebbe permesso di non effettuare tutti quei tagli alla Sanità Pubblica che oggi si dimostrano colpevolmente gravi. Comunque è ancora d'obbligo sperare in un esito non troppo negativo di questa grande, grandissima, crisi sanitaria, economica e sociale.


Speriamo!

domenica 22 marzo 2020

POVERA ITALIA

Camion militari carichi di bare

   Sembra non finire mai la conta delle vittime di questo VIRUS MALEDETTO e, con questi numeri in iperbolica crescita, aumentano anche la tristezza e l'angoscia. Angoscia e tristezza infinite nell'apprendere certe notizie e nel vedere immagini dei mezzi militari che trasportano le bare altrove: lì non c'è più posto, il Cimitero è pieno. 
   A fronte di certe tragiche notizie sembra inconcepibile che ci sia la necessità delle Forze Armate per far rispettare certe regole. Sicuramente non è piacevolissimo essere costretti a restare chiusi in casa, senza le nostre passeggiate, senza le visite ai vari Centri Commerciali, senza le rimpatriate con gli amici di sempre, ma la situazione è veramente grave e dovremmo comprenderlo tutti. Purtroppo ci sono persone che si sentono al di fuori, al di sopra, di tutto questo Purgatorio tendente all'Inferno. Purtroppo c'è chi fa finta di non capire e  non si rende conto che veramente NON capisce, NON ha capito niente. Allora interviene l'Esercito, con i controlli e i posti di blocco, ad imporci quelle restrizioni che dovremmo rispettare serenamente da soli. Sembra che qualcuno senta il bisogno del pugno di ferro per fare quello che, invece, dovrebbe fare senza imposizione alcuna, senza la necessità di essere preso per le orecchie e rimesso a posto zitto e buono. Mi dispiace, ma vorrei che "l'uomo forte" ci sia risparmiato, anche perché "quello" sarebbe per tutti e non solo per pochi "ribelli". 

   Dubbi sulla corretta gestione di questa emergenza esistono: viste  le notizie (e/o non notizie) che arrivavano dalla Cina, non sarebbe stato opportuno prepararsi, premunirsi con i dispositivi necessari, e imporre controlli e restrizioni prima e più severamente di quanto poi è stato fatto? Sarebbe stato necessario aumentare i tamponi per individuare tutti i positivi? I tagli alla Sanità Pubblica operati negli ultimi anni, sono stati giusti e opportuni? A questi interrogativi è difficile rispondere oggi, forse potremo farlo fra qualche anno, speriamo di poterlo fare. Per ora possiamo solo rispettare certe regole e ringraziare di cuore tutte le persone che lottano per combattere, su più fronti, e sconfiggere questo virus.
   Non so come usciremo da questa situazione, che definire grave è dire poco, ma spero che almeno serva a rivalutare il nostro Sistema Sanitario, a renderci più pronti di fronte a emergenze simili e a fare delle nostre coscienze una coscienza veramente comune e solidale e a dare più importanza a certi valori, soprattutto al valore della Vita.



giovedì 19 marzo 2020

RESTIAMO A CASA

CI CREDEVAMO FORTI


A VOLTE IL BUIO SEMBRA AVERE LA MEGLIO


" E la gente rimase a casa e lesse libri e ascoltò e si riposò e fece esercizi e fece arte e giocò e imparò nuovi modi di essere e si fermò e ascoltò più in profondità, qualcuno meditava, qualcuno pregava, qualcuno ballava, qualcuno incontro' la propria ombra e la gente cominciò a pensare in modo differente e la gente guarì e nell'assenza di gente che viveva in modi ignoranti,pericolosi,senza senso e senza cuore, anche la terra cominciò a guarire e quando il pericolo finì e la gente si ritrovò,si addolorarono per i morti e fecero nuove scelte e sognarono nuove visioni e crearono nuovi modi di vivere e guarirono completamente la terra così come erano guariti loro"
Kitty O'Meara


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Franco Battiato

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"Era l’11 marzo del 2020, le strade erano vuote, i negozi chiusi, la gente non usciva più.
Ma la primavera non sapeva nulla.
Ed i fiori continuavano a sbocciare
Ed il sole a splendere
E tornavano le rondini
E il cielo si colorava di rosa e di blu
La mattina si impastava il pane e si infornavano i ciambelloni
Diventava buio sempre più tardi e la mattina le luci entravano presto dalle finestre socchiuse
Era l’11 marzo 2020 i ragazzi studiavano connessi a discord
E nel pomeriggio immancabile l’appuntamento a tressette
Fu l’anno in cui si poteva uscire solo per fare la spesa
Dopo poco chiusero tutto
Anche gli uffici
L’esercito iniziava a presidiare le uscite e i confini
Perché non c’era più spazio per tutti negli ospedali
E la gente si ammalava
Ma la primavera non lo sapeva e le gemme continuavano ad uscire
Era l’11 marzo del 2020 tutti furono messi in quarantena obbligatoria
I nonni le famiglie e anche i giovani
Allora la paura diventò reale
E le giornate sembravano tutte uguali
Ma la primavera non lo sapeva e le rose tornarono a fiorire
Si riscoprì il piacere di mangiare tutti insieme
Di scrivere lasciando libera l’immaginazione
Di leggere volando con la fantasia
Ci fu chi imparò una nuova lingua
Chi si mise a studiare e chi riprese l’ultimo esame che mancava alla tesi
Chi capì di amare davvero separato dalla
vita
Chi smise di scendere a patti con l’ignoranza
Chi chiuse l’ufficio e aprì un’osteria con solo otto coperti
Chi lasciò la fidanzata per urlare al mondo l’amore per il suo migliore amico
Ci fu chi diventò dottore per aiutare chiunque un domani ne avesse avuto bisogno
Fu l’anno in cui si capì l’importanza della salute e degli affetti veri
L’anno in cui il mondo sembrò fermarsi
E l’economia andare a picco
Ma la primavera non lo sapeva e i fiori lasciarono il posto ai frutti
E poi arrivò il giorno della liberazione
Eravamo alla tv e il primo ministro disse a reti unificate che l’emergenza era finita
E che il virus aveva perso
Che gli italiani tutti insieme avevano vinto
E allora uscimmo per strada
Con le lacrime agli occhi
Senza mascherine e guanti
Abbracciando il nostro vicino
Come fosse nostro fratello
E fu allora che arrivò l’estate
Perché la primavera non lo sapeva
Ed aveva continuato ad esserci
Nonostante tutto
Nonostante il virus
Nonostante la paura
Nonostante la morte
Perché la primavera non lo sapeva
Ed insegnò a tutti
La forza della vita."
Irene Vella

martedì 10 marzo 2020

VADE RETRO CORONAVIRUS

STIAMO A CASA  


Nove marzo duemilaventi


Mariangela Gualtieri

“Questo ti voglio dire
ci dovevamo fermare.
Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti
ch’era troppo furioso
il nostro fare. Stare dentro le cose.
Tutti fuori di noi.
Agitare ogni ora – farla fruttare.

Ci dovevamo fermare
e non ci riuscivamo.
Andava fatto insieme.
Rallentare la corsa.
Ma non ci riuscivamo.
Non c’era sforzo umano
che ci potesse bloccare.

E poiché questo
era desiderio tacito comune
come un inconscio volere -
forse la specie nostra ha ubbidito
slacciato le catene che tengono blindato
il nostro seme. Aperto
le fessure più segrete
e fatto entrare.
Forse per questo dopo c’è stato un salto
di specie – dal pipistrello a noi.
Qualcosa in noi ha voluto spalancare.
Forse, non so.

Adesso siamo a casa.
È portentoso quello che succede.
E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano.
Forse ci sono doni.
Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo.



C’è un molto forte richiamo
della specie ora e come specie adesso
deve pensarsi ognuno. Un comune destino
ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene.
O tutti quanti o nessuno.

È potente la terra. Viva per davvero.
Io la sento pensante d’un pensiero
che noi non conosciamo.
E quello che succede? Consideriamo
se non sia lei che muove.
Se la legge che tiene ben guidato
l’universo intero, se quanto accade mi chiedo
non sia piena espressione di quella legge
che governa anche noi – proprio come
ogni stella – ogni particella di cosmo.

Se la materia oscura fosse questo
tenersi insieme di tutto in un ardore
di vita, con la spazzina morte che viene
a equilibrare ogni specie.
Tenerla dentro la misura sua, al posto suo,
guidata. Non siamo noi
che abbiamo fatto il cielo.


Una voce imponente, senza parola
ci dice ora di stare a casa, come bambini
che l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa,
e non avranno baci, non saranno abbracciati.
Ognuno dentro una frenata
che ci riporta indietro, forse nelle lentezze
delle antiche antenate, delle madri.

Guardare di più il cielo,
tingere d’ocra un morto. Fare per la prima volta
il pane. Guardare bene una faccia. Cantare
piano piano perché un bambino dorma. Per la prima volta
stringere con la mano un’altra mano
sentire forte l’intesa. Che siamo insieme.
Un organismo solo. Tutta la specie
la portiamo in noi. Dentro noi la salviamo.

A quella stretta
di un palmo col palmo di qualcuno
a quel semplice atto che ci è interdetto ora -
noi torneremo con una comprensione dilatata.
Saremo qui, più attenti credo. Più delicata
la nostra mano starà dentro il fare della vita.
Adesso lo sappiamo quanto è triste
stare lontani un metro.”



CORONAVIRUS

Sai riàdu quàttu quàttu

cumpagna ‘na biscia che striscia

lòcca ‘ntra l’erba ‘mmòlla

T’émi vistu da lóngu

ma nun c’éi peruàsu

a tanti postu ‘ndù ‘ndà

ha da venì propiu qî?

stàmu ‘ncó bell’in altu!

Adè che’l pajàru se slàma

e sému ‘n mezzu a la strada

e chiamàmu per nome

ma chi sai n’el sapému

C’è ‘na robba scigùra

E prima che vienghi a bussà

Qî da me te voju mette paura

VADE RETRU SCORNABIRU!



NEBBIA

C’è la nebbia ‘stasera
‘rlucéa ‘l sole bellu
pògu prima
ma ‘ppò
è venùdu su ‘l calìgu
e ha ‘mmantàdu nicò