giovedì 4 luglio 2019

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La Croce di Pizzo Mèta


La Croce di Pizzo Mèta: la prima volta che l'ho vista, praticamente ... non l'ho vista. C'era una nebbia fittissima, talmente densa che a stento vedevo dove poggiavo i piedi. Ero arrivato lì prima dei miei amici in una giornata in cui, il cielo, da azzurro e luminoso, era diventato di piombo e le nuvole si erano abbassate e si stavano liquefacendo con mille e mille goccioline, infinitamente piccole, su di noi. Infreddolito e infastidito da tutta quella umidità e dalle lamentele degli altri, ho allungato il passo e ho percorso tutto d'un fiato l'ultimo strappo. Arrivato in cima, non vedevo letteralmente nulla, mi sembrava di essere sospeso nel vuoto, circondato da quei nuvoloni che salivano ribollendo dalla valle e, dopo aver circondato il cucùzzolo, lì si univano e fondendosi diventavano ancora più impenetrabili. D'istinto mi sono steso bocconi a terra abbracciando quella Croce e l'ho stretta finché non sono arrivati i miei compagni. Per fortuna, dopo un po', è tornato il sereno e abbiamo potuto godere di un panorama splendido, da restare senza fiato; Don Giuseppe ha tirato fuori la sua macchina fotografica e abbiamo scattato tante foto. Dopo qualche giorno ci ha confessato che non avremmo visto nessuna di quelle immagini perché si era dimenticato di mettere il rullino.
Dopo tanto tempo, sono salito nuovamente sul Pizzo un paio di anni fa; ho provato nuovamente l'emozione di trovarmi da solo lì in cima. C'era il sole splendente e caldo di metà agosto e non ho avuto bisogno di stendermi e di aggrapparmi a quella Croce, ma ancora una volta, nonostante non ci fosse la nebbia, mi sono sentito sospeso nel vuoto senza avvertire, però, il timore di non trovare un appoggio stabile; semplicemente mi sono sentito libero.

Verso Pizzo Meta

Pizzo Meta

Da Pizzo Meta

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