C'era una volta
La porta era gigantesca e quando mio padre, dopo aver
liberato il chiavistello la apriva, era uno spettacolo; le sei ante,
incernieriate fra loro tre a tre, si muovevano a scatti cigolando. Danzavano,
traballavano, si impuntavano, ripartivano, intanto i cardini fumavano ruggine e
si lamentavano. Chi avesse assistito alla scena per la prima volta, di sicuro
si sarebbe spaventato; anche io avevo un po’ di paura e, ogni volta, guardavo a
bocca aperta, aspettando col fiato sospeso la fine della manovra, ma se per caso c’era
qualcuno, sorridevo, mostrando una sicurezza che in realtà non avevo. Alla
fine, quando le assi di legno, dopo aver barcollato abbondantemente, erano
spalancate, mio padre, con precisione millimetrica, infilava la corriera in
garage in retro marcia. A quel punto si ripeteva, in senso contrario, l’incerto balletto delle
ante che, solo dopo qualche energica spinta, si richiudevano fino a sfiorare il
radiatore e potevo tirare un sospiro di sollievo guardando il babbo che si
asciugava il sudore dalla fronte.
Adesso non c’è più quell’edificio e non c’è neanche la
porta, del resto manca pure chi era capace di domarla.
Bellissimo....
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